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Una leggenda narra che le stelle cadenti non muoiano. Quando nelle notti d’estate si mostrano agli occhi dei più fortunati, stanno soltanto compiendo un tuffo. Si lanciano dall’alto per tuffarsi in mare, per toccare il fondo del mare. Quando i pescatori le illuminano con le lampare nelle notti di pesca, riflettono la volta celeste. Gli uomini delle barche dicono che sia il cielo sotto il mare. Che le stelle siano lì per far capire agli umani che nulla è così distante da non poter essere accarezzato e raggiunto.  È il cielo stesso che si riflette. Uno specchio divino che guida i naviganti sulla terra. Costellazioni marine che giocano con le onde che diventano nuvole in movimento. Un cielo sotto il mare dove scendere a volte e da dove alzare lo sguardo, altre volte, per trovare in alto il riflesso della stella più bella. Quella da cui farti guidare dentro l’incantesimo della vita.

Il tramonto è la passione del rosso che ti avvolge come un fiore carnivoro. Di quelli che non lacerano la tua carne ma l’anima. Che ti rapisce per un periodo ben preciso, breve ma intenso, e ti rende partecipe che qualcosa sta finendo. Si sta compiendo. È fine di qualcosa. Ultima esplosione di un giorno che smette di essere. È l’accompagnamento verso l’oscurità. Molte volte stupore. Una storia la puoi raccontare in mille modi; ma una storia al tramonto, davanti a certi tramonti, la racconti in pace con te stesso. Al tramonto non puoi più mentire. Non puoi mentire a te stesso. Rivedi il tempo che diventa ieri e quel rosso, forte, sfumato in alcuni punti, rabbioso, violento e sensuale che si specchia sull’acqua. E il mare che diventa anima, specchio dei sentimenti che ritrovi davanti a te. Un sole che tramonta ha sempre più pubblico di quello che sorge. È quello che non si nasconde, che si mostra senza alcun pudore. È sangue di una ferita, vino e nettare di vita, passione che